Il ristorante (loro si definiscono un’osteria) ha aperto verso maggio, ma la mia prima visita è di fine agosto; considerate alcune perplessità ho deciso di tornare a qualche ulteriore mese di distanza.
La prima volta che si arriva, soprattutto durante il periodo estivo, si rimane letteralmente esterrefatti per lo stupendo panorama di cui si può godere che, col calare della notte, acquisisce un innegabile valore aggiunto: il silenzio e le luci di Verona viste in lontananza riuscirebbero a far sciogliere il cuore anche di una persona mediamente arida!
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Valbruna – Limena (PD)
Il ristorante si trova sulla destra del grande locale (la cucina è a vista davanti all’ingresso), separato da alcune piante.
Nonostante l’ambiente sia arredato in stile minimal-industriale non ho percepito la sensazione di freddezza che generalmente accompagna questo tipo di location.
Mise en place in perfetta linea con il locale con grandi tavoli quadrati di legno ma, purtroppo, senza tovagliato; carino però il sottopiatto in ceramica che emula un disco di legno scrostato.
El Coq – Vicenza
La cornice è una delle più suggestive di tutta Vicenza: Piazza dei Signori, esattamente davanti alla Basilica Palladiana.
Il percorso del menù degustazione è calcolato in base alla durata della cena e non sul numero delle portate: i menù durano rispettivamente una, due o tre ore; ognuno dei tre menù, rigorosamente alla cieca, ha il nome di una delle tre Parche. Io, ovviamente, ho scelto quello della durata di tre ore, abbinato a Cloto.
Trequarti – Grancona (VI)
Il ristorante è sperduto tra i Colli Berici tant’è che non è nemmeno agevole inserire nel navigatore la destinazione.
Ambiente dal design pulito e abbastanza minimale, con una mise en place perfettamente in linea con lo stile del locale: lineare ed essenziale.
Divertente una delle signature del ristorante, ossia la crema di mortadella servita in un tubetto (tipo quello del dentifricio), assieme al pane.
MOMI Restaurant – Nove (VI)
All’ultimo piano di un albergo (Le Nove) sperduto nella provincia Vicentina, nel comune di Nove, ma con una vista mozzafiato: dal quinto piano dell’edificio, infatti, si può godere di una meravigliosa vista (che in notturna acquista un valore aggiunto) delle colline di Bassano del Grappa e Marostica.
Dina – Gussago (BS)
L’ingresso è molto anonimo: il nome è scritto in nero sul muro color rosso scuro, sopra una porta di casa d’altri tempi.
Onestamente, ci ho impiegato un po’ di tempo a comprendere che quello fosse effettivamente l’ingresso del ristorante e che per entrare si dovesse suonare il campanello.
Miramonti l’Altro – Concesio (BS)
Tornare a mangiare da Philippe Léveillé al Miramonti l’Altro è un dei piacere che mi riservo quasi ogni anno.
Dopo la ristrutturazione di un paio di anni fa, il locale, nonostante la presenza di molti elementi scuri (boiserie nera e pavimento scuro) riesce ad essere sempre bello luminoso, soprattutto nel bay window.
Antani, blinda la supercazzola prematurata…
…con doppio scappellamento a destra? (cit. conte Raffaello Mascetti)
Questa è la sensazione che ho provato sabato sera in un ristorante, che, peraltro, mi ha colpito moltissimo e in cui confido di poter tornare a breve e di cui, forse, vi parlerò a breve.
Autem – Langhirano (PR)
È oggettivamente difficile trovarlo: una volta entrati nella corte di un capannone industriale, si rimane un po’ basiti perché non si riesce a capire dove accidenti sia l’ingresso del ristorante; un po’ perplesso ho deciso, allora, di salire una scala antincendio e, come per magia mi sono trovato, sul tetto di uno stabilimento industriale (!) davanti a uno spettacolo!
La Veranda del Color – Bardolino (VR)
La prima cosa che balza alla vista è il baratro di stile tra il tono che vorrebbe darsi il ristorante e la clientela che lo frequenta…