L’ingresso è molto anonimo: il nome è scritto in nero sul muro color rosso scuro, sopra una porta di casa d’altri tempi.
Onestamente, ci ho impiegato un po’ di tempo a comprendere che quello fosse effettivamente l’ingresso del ristorante e che per entrare si dovesse suonare il campanello.
Miramonti l’Altro – Concesio (BS)
Tornare a mangiare da Philippe Léveillé al Miramonti l’Altro è un dei piacere che mi riservo quasi ogni anno.
Dopo la ristrutturazione di un paio di anni fa, il locale, nonostante la presenza di molti elementi scuri (boiserie nera e pavimento scuro) riesce ad essere sempre bello luminoso, soprattutto nel bay window.
Antani, blinda la supercazzola prematurata…
…con doppio scappellamento a destra? (cit. conte Raffaello Mascetti)
Questa è la sensazione che ho provato sabato sera in un ristorante, che, peraltro, mi ha colpito moltissimo e in cui confido di poter tornare a breve e di cui, forse, vi parlerò a breve.
Autem – Langhirano (PR)
È oggettivamente difficile trovarlo: una volta entrati nella corte di un capannone industriale, si rimane un po’ basiti perché non si riesce a capire dove accidenti sia l’ingresso del ristorante; un po’ perplesso ho deciso, allora, di salire una scala antincendio e, come per magia mi sono trovato, sul tetto di uno stabilimento industriale (!) davanti a uno spettacolo!
La Veranda del Color – Bardolino (VR)
La prima cosa che balza alla vista è il baratro di stile tra il tono che vorrebbe darsi il ristorante e la clientela che lo frequenta…
Peter Brunel – Arco (TN)
Grande ritorno in patria per Peter Brunel, già stellato in Trentino e poi in Toscana, con la nuovissima apertura in quel di Arco.
Buone vacanze!
Non l’avrei mai detto che sarei riuscito ad essere così costante: a parte due piccolissimi stop, dei quali uno dovuto a cure dentistiche, sono riuscito ad essere costante e preciso nella pubblicazione. Sono sincero, è anche merito del fatto che vedo che quello che scrivo (che è esattamente quello che penso) pare essere ritenuto interessante. Con agosto, però, ho deciso di prendermi una piccola pausa dalla pubblicazione nella quale non starò in panciolle, ma andrò comunque in giro: ad oggi ho già due prenotazioni in due stellati, uno dei quali è un piacevole, quanto (per me) insolito, ritorno.
Degusto – San Bonifacio (VR)
Il fatto che nei ristoranti gourmet la cucina sia a vista non costituisce più una grande novità; è invece una cosa abbastanza inusuale che la cucina sia a vista dalla strada.
In questo modo, non solo i clienti, ma anche i passanti hanno sempre la possibilità osservare lo Chef e la sua brigata all’opera.
La ristrutturazione che ha seguito il conseguimento della stella non ha stravolto né particolarmente modificato lo stile del locale, arredato con uno stile minimal-industriale che riesce, comunque, a trasmettere una sensazione di accoglienza complice, forse, anche l’illuminazione abbastanza intima.
La Madia – Brione (BS)
In un piccolissimo paese della Val Trompia che conta poco più di 700 abitanti, con una spettacolare vista sulla Franciacorta, si erge questa apparentemente classica trattoria.
L’ambiente è, appunto, quello di una classica trattoria di paese: alle pareti, come d’ordinanza, si trova appeso di tutto passando dal fucile l’altri tempi agli strumenti di lavoro.
I primi segni di piacevole anormalità rispetto allo stereotipo si hanno osservando i tavoli che, seppur presentino una mise en place non particolarmente degna di essere ricordata (tovaglietta di carta), risultano essere una sorta di opera d’arte moderna per via del loro disegno.
Colpisce subito il menù sia per l’indicazione dei nominativi dei fornitori (con i relativi recapiti, anche telefonici) che per l’onnipresente parola fermentato.
Rose – Salò (BS)
Uno sguardo fugace al menù fa capire sin da subito quale sarà il fil rouge della cena: il menù degustazione è suddiviso in base al numero di erbe… tutte rigorosamente locali.
Curiosa è la proposta di un menù predisposto sulla base delle note che Gabriele d’Annunzio lasciava ad Albina (“Suor Intingola”).