Il tartufo, indubbiamente, è uno degli ingredienti che, nell’immaginario collettivo, rappresenta il benessere economico e la ricchezza, un po’ come le ostriche, lo champagne e il caviale.
Ovviamente esiste il tartufo di serie A, quello di B, quello che milita nella Lega Pro e quello dellle categorie inferiori.
Comunque sia, tutti lo cercano e tutti lo vogliono, anche solo per fare i fighi; tutti a inseguire il caratteristico ed inconfondibile profumo; profumo che, alcune volte, nei locali poco o nulla blasonati è di squisita natura chimica, il bismetiltiometano.
Ciò detto, occorre ricordare che il tartufo, in tutte le sue declinazioni, è, comunque, stagionale e, in linea di massima, adesso siamo nel periodo dell’anno in cui non c’è ovvero è di qualità assai dubbia e, quindi, dal sapore e dall’odore per nulla coinvolgente.
Passi la pizzeria di infimo livello e la trattoria sua degna compagna…
Come mai, quindi, alcuni ristoranti stellati e di livello continuano, in questa stagione, a proporre tartufo a completamento di loro piatti, con il solo risultato di abbassare la qualità delle portate?