Ambiente e prime impressioni
Il ristorante si trova proprio a ridosso di Ponte Pietra, entrando in città, attraversato l’arco, a sinistra.
Varcata la soglia d’ingresso sembra di trovarsi catapultati nel 1800, in un ambiente elegante e ricercato che trasmette calore, anche se forse un po’ ristretto negli spazi.
Dalle finestre si può ammirare lo scorrere del fiume Adige e il Teatro Romano; quando la stagione lo consente, ci sono anche due piccole terrazzine che, obbiettivamente, fanno godere di una vista unica che da sola vale il biglietto.
I piatti
Il menù degustazione “fuori carta” è sicuramente molto più interessante, anche nel prezzo, rispetto al menù classico che presenta rivisitazioni di piatti della tradizione e classici.
Nel complesso, la cena è stata sicuramente di buon livello anche se nessuno dei piatti è risultato essere particolarmente brillante o emozionante.
L’insalata di seppie alla brace mi è risultata di diffile comprensione, non tanto per i sapori (piacevoli) degli ingredienti, quanto per la logica del piatto e la sua presentazione che, in tutta franchezza, mi è parsa un po’ bruttina.
Onestamente mi aspettavo qualcosina in più anche dai ravioli di latte cagliato, foie gras e zafferano, in particolar modo, dalla farcia dei ravioli: mi aspettavo di trovare una sensazione leggermente acidulo/piccantina per via del caglio così da attenuare il dolce del foie gras.
Buona la crostata di lamponi anche se non ho ancora capito perché mi sia stata servita dentro un cartone della pizza… o meglio, l’ho capito circa quindici giorni dopo, guardando la foto sul profilo instagram dello Chef…
Tra l’altro, osservando quella foto, pare fosse prevista una maggiore presenza di basilico rispetto a quello che c’era nella crostata che ho mangiato io: la cosa mi fa sorridere perché ricordo perfettamente che parlando con il Cameriere, che mi aveva chiesto come l’avessi trovata, avevo, appunto, commentato che forse con un po’ di basilico in più sarebbe stata sicuramente molto più interessante.
***
Come detto, la cena è trascorsa senza intoppi e senza particolari emozioni. Nel complesso un ristorante mediamente buono, con un buon rapporto qualità/prezzo, che, però, non mi invoglierebbe a tornare se non per poter godere, da uno dei terrazzini, dello spettacolo del panorama.
Il servizio è stato preciso e puntuale anche se sarebbe da testare con un maggior numero di avventori in sala.
La carta dei vini molto interessante e curata; ricarichi del tutto onesti.
Cosa dicono le Guide
Guida Michelin 2019: il piatto
Gambero Rosso Ristoranti d’Italia 2019: 80 – 2 forchette
I Ristoranti e i Vini d’Italia 2019: 1 cappello
(11.04.2019)
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