Ambiente e prime impressioni
Dopo aver attraversato un bellissimo cortile interno si entra nella Locanda e immediatamente si viene travolti dal profumo di salumi e formaggi provenienti dal bancone che campeggia nell’ingresso: è un profumo che nella mia mente evoca istantaneamente i ricordi d’infanzia, in particolare quando si entrava nei vecchi negozi di alimentari di paese.
La quantità di salumi, ma soprattutto quella di formaggi fa capire quale possa essere l’attenzione (maniacale) del Titolare nella ricerca delle materie prime.
L’ambiente è informale, tipico di una locanda, ma dalla mise en place sobriamente elegante e dal servizio preciso e discreto (mai sgradevolmente ingessato), si capisce subito che, in realtà, ci si trova in un ristorante di buon livello.
I piatti sì
“Riso, scopeton e polenta brustolà” – Risotto con salacca di sarda, polvere di mandorla al caffè e capperi
Questo piatto è un perfetto esercizio di bilanciamento dei sapori.
Ad ogni boccone, infatti, era possibile riuscire a distinguere perfettamente i singoli ingredienti; perfetta la gestione del salato nonostante l’importante presenza della salacca di sarda che trovava, comunque, la sua antagonista nella dolcezza della mandorla.
A voler cercare un difetto, forse, un minuto di troppo di cottura del riso, ma forse…
Selezione di formaggi
Generalmente una selezione di formaggi non lo considero un piatto, tuttavia, quando la quantità, intesa come possibilità di scelta, la peculiarità e la qualità della materia prima diventano spettacolari, mi ritengo libero di fare un’eccezione e mi sovviene una selezione degna di due stelle Michelin (Miramonti L’Altro) che, comunque, non ha alcunché da insegnare.
Piatti no
Ravioli con anatra e germano, cuoricini di radicchio della Bassa Veronese e nocciole delle Langhe
Innanzi tutto preciso che non è un vero e proprio no, bensì un ni.
I ravioli, infatti, sono ben fatti, cotti bene e la nocciola sprigiona il suo profumo, tuttavia, nella farcia il sapore delicato dei cuoricini di radicchio perde lo scontro diretto con l’anatra e il germano.
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La cucina è sempre molto attenta alla stagionalità e le materie prime sono di primissima qualità, merito, come detto, del Titolare che scorrazza in giro per l’Italia alla loro ricerca.
I piatti si sono sempre rivelati più che buoni, ma non hanno dimostrato di avere quel piglio (non so nemmeno se sia cercato o meno) che possa trasformarli in qualcosa di più, ossia in un’emozione.
Bella la carta dei vini, merito del miglior Sommelier del Veneto 2016, anche se un po’ troppo puntinata.